Il mercato di Lismore


Lismore, New South Wales. Una citta' nell'entroterra, un centro regionale dove si trovano l'universita', un grande ospedale e tutti quei servizi necessari anche alle localita' vicine. Ci arrivo in un caldo pomeriggio di novembre, la corriera mi lascia sulla strada principale, non tira un filo d'aria. Vago con tutte le mie cose alla ricerca della biblioteca, seguendo le vaghe indicazioni dei passanti. Una ragazza aborigena spinge un passeggino e urla al suo ragazzo dall'altra parte della strada di fermarsi e tornare indietro, piange e poi scompare dietro un angolo. La prima impressione non e' delle migliori, ma quale citta' puo' offrire il meglio di se' nelle ore piu' afose del giorno, quando tutto sembra immobile e le poche persone che s'incontrano sono sedute all'ombra ad aspettare chissa' che.

La prima e la terza domenica del mese a Lismore c'e' il mercato. Con le ragazze che mi ospitano pianifichiamo di andare; me ne parlano e me lo immagino come un grande mercato, con file di bancarelle colorate, all'aria aperta in un piazzale. Completamente diverso da come in realta' e'. Domenica piove e partiamo presto per raggiungerlo, prima che si affolli. Arriviamo alla meta ed ecco il mercato: in un parcheggio coperto, non sotterraneo, ma quasi. Per meta' occupato dalla auto in sosta, per meta' dalle bancarelle. Mi avventuro con poca convinzione tra bancarelle di bigiotteria, file di libri di seconda mano che hanno vissuto almeno altre tre vite, vestiti piu' o meno belli, piu' o meno usati. Poi ci sono le bancarelle di dolci, marmellate, conserve fatte in casa, piante e semi. Un'area e' riservata al cibo e gia' a meta mattina comincia ad affollarsi.
Ci concediamo un caffe' al suono di una piacevolissima live country music e senza troppo impegno osservo la gente che passa. Famiglie numerose, spesso genitori giovanissimi e ancora piu' spesso per nulla in forma; passeggini, carrozzine, bambini vocianti e ancora un pancione che cresce. Sembrano vestiti tutti un po' come capita, senza stile. Non passano inosservati alcuni hippies, la cui gioventu' e' ormai lontana, il fascino e i sogni rubati dal tempo.

Ogni mercato regala pero' qualche chicca: tra i libri usati trovo una cassetta con i libri di viaggio che mi tiene occupata per un bel po'. La scelta ricade su un diario di viaggio negli Stati Uniti (cerchero' di non lasciarmi ispirare!). Poi arrivo alla bancarella delle creme alla calendula, una pozione a quanto pare miracolosa. Mi colpiscono i pareri positivi di chi l'ha usata e allora prendo il barattolo piu' piccolo che c'e' ed e' l'acquisto migliore che potessi mai fare, perche' i miracoli li fa per davvero!

2 commenti:

  1. Ciao Sara, sono Piero, tuo grande fan, ti ho scritto un commento qualche tempo fa! Eccoci, ho deciso di fare la follia dell'anno nuovo e in settimana farò richiesta per il WHV! La partenza è prevista per metà Gennaio...sto facendo le cose un pò di corsa! Ti vorrei chiedere alcune informazioni pratiche per organizzare l'arrivo in Australia, ti posso lasciare la mia mail, così quando hai tempo ti posso contattare? Grazie mille! :D

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  2. Ciao Piero! Lo so lo so, sembra una follia... ma poi quando arrivi qua, non te ne penti :) In bocca al lupo x il visto (di solito nn ci son problemi!) e scrivimi pure la tua mail o sercami su FB, Sara Evaluna. A prest@

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"I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi."