Senza di te

Ogni anno arriva febbraio... ogni anno pensiamo che e' un mese che non ci piace... ogni anno io e la mia mamma dobbiamo pensare alla data giusta, perche' inutile, non ce la ricordiamo mai... "il 19?", "no, il 20..." "o forse il 21..." 
Il 20 febbraio di 20 anni fa e' il giorno che piu' di tutti mi ha cambiato la vita. 

La mia nonna se n'e andata in un freddo pomeriggio d'inverno. Aveva la sua eta' e da anni qualche problema di cuore, ma a undici anni questi sono fatti irrilevanti. Quando si e' bambini si ama solo col cuore, si ama di un sentimento puro che poi crescendo purtroppo si perde. Si ama incondizionatamente, come se fosse per sempre. 

Con la mia nonna ho passato quasi ogni giorno della mia vita, da quando a pochi giorni sono arrivata a casa tutta avvolta in un fagotto e mi ha dato un goccino di caffe'. Io e la mia mamma vivevamo con lei, la mia mamma lavorava e noi stavamo a casa assieme; mi raccontava le storie, mi portava a passeggio con lei per il paese, mi parlava sempre mentre faceva le sue cose in casa. Una volta le ho fatto prendere un grosso spavento: e' andata in bagno (sul balcone di casa) e io da fuori sono riuscita a chiudere il chiavistello, non riuscendo piu' ad aprirlo. Dalla finestrella ha dovuto chiamare un ragazzo che passava per la strada e si e' arrampicato sul poggiolo, perche' anche la porta di casa era chiusa a chiave cosi' che non potessi uscire! E si che sono sempre stata una bambina tranquilla! Quando avevo quasi due anni ha avuto un lungo ricovero e la mia mamma mi dice che per due mesi ho smesso di mangiare, bevevo solo latte. Teneva me e i miei cugini, a casa nostra c'era sempre qualcuno, giocavamo a bambole, coi lego, disegnavamo. 
Poi e' nata quella piccola peste di mio fratello e ci siamo tutti trasferiti in una casa piu' grande. La mia nonna non e' venuta subito ad abitare da noi, ma ricordo ancora la disperazione provata quando un pomeriggio sono tornata a casa dall'asilo e lei era tornata a casa sua. 

Ricordo i suoi racconti, i Natali numerosi quando zii e cugini sparsi per l'Italia la venivano a trovare ed era sempre una festa. Ricordo il suo passatempo preferito: fare le coperte di lana ai ferri, un quadrato dopo l'altro, che tutti abbiamo a casa. Calde e coloratissime. Quando ero piccola mi ha anche insegnato a usare i ferri, contava i punti e ne mancava sempre qualcuno! E allora giu' a ridere! La domenica mi portava a Messa con lei e da quando non stava bene la Messa si guardava in televisione. Ogni mattina prima di andare all'asilo mio fratello si infilava nel suo letto pregando la mia mamma di lasciarlo li'. Quando tornavamo da scuola guardavamo assieme i cartoni e poi Geo, mentre la sera lei guardava il telegiornale e l'ispettore Derrick. 

Un pomeriggio sono tornata a casa da scuola e come facevo sempre, sono andata in camera a salutarla. Aveva la vestaglia e non stava bene. Era gia' successo altre volte, di solito tutto si risolveva con un ricovero di pochi giorni. Mi sono messa a tavola a pranzo e ho iniziato a piangere. La mia mamma ha cercato di tranquillizzarmi, mi diceva che l'avrebbe portata in ospedale, di non preoccuparmi: era sorpresa piu' di me dalle mie lacrime. Le due settimane seguenti sono state un gran bel trambusto: la nonna in ospedale, la mamma a farle assistenza, il telefono che suonava, gli zii che hanno cominciato ad arrivare, la mia mamma che cosi' preoccupata non l'avevo vista mai. Io e mio fratello che vivevamo in una casa improvvisamente vuota. Un pomeriggio siamo andati a trovarla, stava benino, era sempre la nostra nonna, ma sapevamo che non era vero che sarebbe tornata a casa a leggerci i libri come ci dicevano in continuazione. 
Un giorno la mamma torna dall'ospedale, ma dopo poco la chiamano. Ho aspettato col cuore in gola che tornasse e quando e' arrivata le sono corsa in contro sperando non fosse successo quello che temevo. Poi ho urlato. E pianto.

Quante lacrime, quei giorni, quelli seguenti, gli anni a venire, mentre scrivo di lei. 

Adesso sono grande, so quanto sono stata fortunata ad avere conosciuto la mia nonna, ad aver passato cosi' tanto tempo con lei, ad avere cosi' tanti ricordi felici. 
Eppure a volte non so cosa darei per poterla riabbracciare ancora. 








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"I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi."