Oggi, 30 aprile


Oggi è un giorno speciale. E sono lontana, mannagia se sono lontana! 
Il pensiero però si sa, arriva dappertutto. E allora io ti penso così:

La tua forza e i miei pianti.
La tua determinazione e i miei tentennamenti.
La tua decisione e i miei dubbi.
La tua socievolezza e la mia timidezza.
La tua grinta e la mia dolcezza.
L’amore per la tua professione e i miei mille lavoretti, 
in una strada ancora in via di definizione.
La tua praticità e il mio dover imparare ancora mille cose.
E poi il nostro ottimismo, la nostra solarità, la nostra generosità. 
I libri letti, i nostri viaggi in macchina dove irrimediabilmente ci perdiamo, 
IL concerto di Vasco. 
I nostri consigli, i nostri pensieri e l’affetto che supera ogni distanza. 
No, non siamo come due gocce d’acqua, eppure tutti ci dicono 
quanto ci assomigliamo e questo mi riempie d’orgoglio.

Allora oggi vi immagino così, tutti attorno al grande tavolo del nostro salotto, “Ci siamo tutti? Il pranzo è pronto, veloci a tavola che arrivo!”, “Prima la piccolina, vieni, seduta sul tuo seggiolone, mettiamo il bavaglino, pulisciti le mani che arriva la pappa” e il tempo passa veloce mentre vi gustate il piatto forte della casa: polenta e coniglio. 
“Qua c’è la verdura e adesso arrivo coi formaggi, servitevi, manca qualcosa in tavola? Preparo ancora un po’ di the? Il pane è abbastanza?”, “Mamma siediti e mangia con noi, non manca nulla!”. E così arriva l’ora del caffé, “Quanti caffé? Uno, due, tre... otto”, “Qua c’è lo zucchero, papà pensi tu alla grappa?”, “Non so se c’è n’è qua, faccio un salto in cantina a prendere quella buona” e finito il caffé è il momento della torta: quante torte abbiamo tagliato? Quante ancora ne taglieremo? La pasticceria ormai ci conosce, le torte sono sempre grandi, siamo sempre in tanti attorno a quel tavolo! Ogni volta un augurio diverso, una frase simpatica, un disegno per ricordare un evento. “Aspetta a tagliare la torta che prendo la macchina fotografica” e il papà che imposta la sua vecchia macchina fotografica, che ancora regala foto incredibilmente vere, niente a che fare con la tecnologia che ci circonda. “Fatta la foto?”, “No aspetta, ancora una, zia vieni qua anche tu!”. Pronti per il brindisi? “Quanti bicchieri? Sette? Otto? Dai zio, almeno un goccio per la compagnia!” E si brinda, allegramente, senza discorsi ufficiali, solo sorrisi e abbracci. 
E il tempo passa, in compagnia, tra una storia e un’altra, tra un bicchiere 
di vino e una nocciolina americana.
Questa è la mia famiglia, la mia grande famiglia e da noi si usa così. Siamo sempre in tanti, zii, zie, cugini e cugine e anche se siamo un po’ sparsi per l’Italia, cerchiamo di restare uniti. Non sono più le feste di una volta, quando c’era la nonna a radunarci tutti, ma si sa, le cose vanno così...

Oggi è un giorno speciale e anche se sono lontana, un pensiero arriva fino a casa.

Tanti auguri mamma!





Gente allegra il ciel li aiuta


Sono passati anni, eppure ancora ricordo questa frase, me la disse un giorno un ragazzo giapponese: era arrivato in Italia da poco e non stava passando il migliore dei periodi, eppure sorrideva sempre, sicuro che le cose sarebbero cambiate. Confesso di essere ottimista per natura e tutto il merito va alla mia mamma che mi ha cresciuta guardando sempre il lato positivo delle cose e vedendo il bicchiere sempre mezzo pieno, anche nelle situazioni più difficili, quando la luce in fondo al tunnel sembra lontanissima. Esperienza dopo esperienza, credo ancora che questo aiuti e credo sia vero che la vita sorride se la guardi sorridendo. Nella mia nuova vita a testa in giù nulla è cambiato e porterò sempre con me la famiglia che mi ha ospitata i giorni scorsi. Ecco la loro storia.

Maggie e Tony si sono sposati molti anni fa (più di quaranta!). Hanno passato la maggior parte della loro vita a Melbourne e hanno lavorato, tanto, sempre: lei è una maestra e per molti anni è stata direttrice di una scuola, lui invece un tempo possedeva un’impresa di costruzioni e lavorava anche 22 ore al giorno. Una decina di anni fa hanno deciso di vendere la loro grande casa, per un periodo si sono trasferiti in un piccolo appartamento e hanno comprato un pezzo di terra a circa due ore da Melbourne. Weekend dopo weekend hanno costruito la loro casa attuale e quando tutto era pronto, si sono trasferiti, iniziando questa nuova attività. 
Maggie è una donna tutta d’un pezzo, con le spalle larghe si direbbe dalle nostre parti; non ha avuto una vita facile e non ce l’ha tutt’ora. Due settimane dopo che lei e suo marito si sono trasferiti nel loro  angolo di paradiso, suo marito ha scoperto di essere gravemente malato. Un ricovero in ospedale e ancora due settimane di vita da vivere... e una telefonata che ora appare surreale in cui lui le parla del suo funerale. Ma Tony è ancora qui, dieci anni dopo, aggrappato alla vita, perché ha ancora tanto da dare e da insegnare, anche ai backpackers che passano per di qui. Cose molto pratiche di solito: come alzare i sassi evitando i ragni o i serpenti che possono essere nascosti sotto, come tagliare la legna, quando raccogliere le zucche e via dicendo. Eppure ogni tanto dice qualche frase che fa capire quanto abbia ancora voglia di vivere e quanto faccia di tutto per andarsene, un giorno spero lontano, senza rimpianti. Tutt’ora vive la sua vita fuori e dentro dagli ospedali e quattro volte al giorno deve fare delle iniezioni, eppure vedendolo non si direbbe mai che è malato: si dà molto da fare, si tiene occupato tutta la giornata, al momento sta costruendo un piccolo cottage per suo suocero. Noi crediamo che sia questo che lo tiene in vita, la sua enorme forza di volontà, il suo non essersi lasciato andare, la sua voglia di insegnare ancora tante cose.
E Maggie? Anche lei ha dovuto trovare il modo per convivere con questa realtà e con questa vita in sospeso. Da lei ho imparato che la maniera migliore per allontanare i fantasmi che si annidano nella nostra anima, affrontare le proprie paure e allentare le nostre ansie, sia tenere le mani occupate, trovare qualcosa che ci piace fare, farsi compagnia e scambiarsi le proprie storie. Non c’è niente che non sappia fare: cucina, prepara torte, marmellate e salse, si dedica con dedizione al patchwork, la mattina si alza assieme a noi e durante tutto il giorno è un piacere starle accando mentre assieme si fanno le pulizie. Così un po’ alla volta, episodio dopo episodio, ci racconta vari pezzi della sua vita. La loro casa è sempre piena di gente, 
credo sia un modo per lei di non sentirsi mai sola.

Il giorno dell’ultimo ricovero, dopo soli cinque giorni che Tony era tornato a casa, ho chiesto a Maggie se sapeva quando sarebbe tornato a casa. Mi ha risposto: “Penso solo alla giornata di oggi e a quello che dobbiamo fare. 
Devo vivere giorno per giorno, altrimenti impazzisco”. 

Sono tutt’ora una coppia affiatata, dopo 40 anni di matrimonio, mi ricordano Sandra e Raimondo. Una sera, mentre stendevamo i panni umidi in casa, vicino al fuoco, Maggie è entrata in salotto con il suo pigiama di raso verde sgargiante. L’ha comprato all’Opp Shop, che sta per Opportunity Shop, il negozio delle cose di seconda mano a prezzi stracciati, ci va ogni volta che va in città, il 90% delle cose per il bed&breakfast proviene da lì. 
Tony ha detto: “Ho comprato Maggie all’Opp Shop!” E lei ha prontamente risposto: “Sono io che ho comprato te, tu sei di seconda mano a dire il vero!” 
Quanto abbiamo riso! Quanto sono complici ancora, nonostante tutto!

"Pronti", attenti, via!!!


Alexandra, 21 aprile 2012

Un’altra avventura sta per comiciare. Ho lavorato 18 giorni in questo piccolo angolo di paradiso e poiché la matematica non è un’opinione, mi rimangono ancora 70 giorni di lavori forzati in campo agricolo, dopodiché chiederò che il mio visto venga prolungato. La prossima fermata è un’azienda agricola che si trova più o meno dalle parti di Adelaide, a  470km da Melbourne. Impiegherò una giornata intera per arrivare e arrivata all’ultima fermata, mi verranno a prendere. Questo lavoro l’ho trovato tramite uno degli ostelli in cui sono stata: un annuncio sulla bacheca e una mia email che è rimasta inascoltata per circa 10 giorni. Quando ormai la raccolta olive era un pensiero lontano, 
ecco che arriva la telefonata.
Manca poco ormai e visto che questo posto comincia già a mancarmi, parto proprio all’ultimo: una notte di ostello a Melbourne (tappa obbligata, non potrei arrivare là altrimenti!) e poi via per un viaggio lungo 8 ore. Questi giorni sono stati un susseguirsi di piani a e piani b e piccoli preparativi per la partenza. La cosa principale è stata il recupero di un sacco a pelo: sono diventata cliente assidua dell’OPPortunity SHOP del paese, dove mi sono recata ogni giorno nella speranza che qualche backpacker avesse lasciato il suo sacco a pelo in eredità (vi prego non inorridite sulla questione igienica!) Non essendo questo accaduto, abbiamo pensato che forse potevo comprare una trapunta e un copritrapunta a poco prezzo (si, sempre all’Opp Shop!) e poi depositarle lungo la via una volta finita la stagione delle olive. L’altro piano era l’acquisto di una coperta matrimoniale da cucire a mo’ di sacco a pelo. Ieri pomeriggio nel negozio delle opportunità avevano una coperta che poteva fare al caso mio; ho parlato con le gentilissime volontarie del più e del meno e anche della necessità del momento; ho pensato che la notte avrebbe portato consiglio e così ho detto che sarei ripassata, ma mi hanno presa in contropiede dicendo che la coperta era mia per soli 3 dollari e così l’ho comprata e in realtà l’ho pagata un solo dollaro! L’ho trascinata fino a casa e passo dopo passo ho pensato che forse il magico acquisto pesava troppo per essere infilato in valigia e trascinato fino a destinazione. Così oggi sono andata al negozio delle cose da campeggio e ho comprato un sacco a pelo nuovo di zecca (così azzeriamo anche i problemi igienici, no?) E’ leggero e compatto e sono quasi sicura che riuscirà a starci in valigia, assieme alle altre 5 maglie e magliette che sono riuscita a comprare (indovinate un po’ dove...!) 

La valigia è sempre più piena e sempre più pesante... soprattutto di amicizie, esperienze, momenti da ricordare; non so se è vero che viaggiando si vive due volte, so che le emozioni che si provano sono sempre molto forti. Una cosa che mi è già successa due o tre volte da quando sono qui, è la velocità con cui certi posti sono diventati dei punti di riferimento: nel trasferimento dal primo al secondo ostello, a 4 giorni dal mio arrivo, ho avuto un attimo di smarrimento e la voglia di tornare indietro subito. Dopo 18 giorni in questo posto, in questa famiglia che mi ha adottata, con altri ragazzi incontrati qua con cui abbiamo passato delle piacevoli ore di lavoro e svago, un cagnolone che mi segue ovunque vada, la mia ormai compagna di avventure che si fermerà più a lungo e che viaggia con me da un mese ormai, vi lascio immaginare come mi sento al pensiero di andare via. E per quanto sappia che questo sia parte dell’esperienza, che molte delle persone incontrate non le rivedrò mai più, che sono arrivata qua per esplorare l’Australia e non per mettere radici, beh, quello che provo in questi momenti è un profondo dispiacere e già un po’ di nostalgia. E sono quasi certa che se qualcun’altro, stringendomi in un abbraccio, mi dirà: “Mi mancherai”, potrebbe scendere una lacrima.



E' tutto vero!

La nostra sveglia coincide ogni mattina con il primo canto del gallo: il pollaio è proprio dietro alla nostra roulotte! Canta presto, quando ancora l’alba è lontana, ma poi ci lascia tornare ai nostri sogni che verranno interrotti qualche ora più tardi dal cinguettio degli uccellini o dai versi molto meno melodici dei pappagalli che vivono in stormi sugli alberi qui attorno. Alle otto i nostri corpi ancora avvolti nel tepore delle coperte e le nostre menti ancora impigliate nel sonno si incontrano in cucina dove ognuno esegue la sua danza prima di sedersi al tavolo e mangiare la propria colazione: solo allora si comincia a connettere e connettersi e scambiare qualche parola più articolata. Si parla del tempo, delle cose da fare, delle news, si ride nel confrontare le proprie abitudini: la mia colazione a base di latte e cereali in tazza non è passata inosservata, qua infatti solo l’enorme ciotola di ceramica è concessa per tale uso! E che dire del the col latte? Certe usanze sono arrivate intatte fin qua, anche se l’Inghilterra è dall’altra parte del mondo.
La nostra giornata ha inizio nel pollaio dove diamo da mangiare a galli, galline, tacchini e papere; cambiamo l’acqua e puliamo un po’ il tutto. Controlliamo poi se c’è qualche uovo da raccogliere e un’attenzione particolare è dedicata a una mamma chioccia con i suoi tre bellissimi pulcini; un’altra invece è immobile sopra le sue uova e ci chiediamo se riusciremo a vedere i suoi piccoli pulcini prima di andare via. Poi è la volta di cambiare l’acqua e dare da mangiare agli uccelli nella veranda: diverse specie di pappagalli che cantano tutto il giorno. Una volta pulita la veranda, si passa alla pulizia profonda dei due cottages e caravans che fanno parte del bed&breakfast di questa famiglia: è un lavoro di squadra, si parte muniti di un carrellino che contiene tutto il necessario e poi via a cambiare lenzuola, sprimacciare cuscini, trovare due fodere che combacino con il copritrapunta, srotolare la prolunga dell’aspirapolvere, una pulita al bagno e alla cucina, lo straccio bagnato e la porta da lasciare aperta così il pavimento asciuga... sembriamo delle formiche nel pieno della loro attività e questo è il tempo migliore per scambiarsi storie, aneddoti, confidenze. E con lo stesso carrellino con cui siamo arrivati ce ne andiamo e puntiamo verso le lavatrici pronte ad accogliere tutto quanto. Poi ci sono i panni da stendere, il giardino da annaffiare, qualcosa da piantare, un cucciolone di nome “Basta” da far giocare, il recinto dei cavalli da tenere pulito e quando tutto è stato depennato dalla lista, c’è il pranzo da preparare. Quando fa bello mangiamo all’aperto, quando invece fa freddino, siamo tutti nel grande salotto e anche qui le diverse abitudini si fanno notare: europei e asiatici compostamente seduti al tavolo, australiani sdravaccati sul divano!
Il pomeriggio è fatto per delle lunghe passeggiate qua attorno, ci sono vari sentieri e una strada che porta alla cittadina più vicina dove ci sono le cose essenziali... ma proprio essenziali!!! Verso le quattro è tempo di tornare a casa, radunare i bambini che sono qui in vacanza e muniti di un grande secchio pieno di pane vecchio e una carriola colma di fieno, dare da mangiare a tutti gli animali: loro sanno prima di noi quand’è ora e così sono già tutti vicini ai recinti: capre, cavalli, asini, pecore, mucche e oche e un’ora passa in un baleno tra bambini entusiasti e animali che sembra non mangino da giorni e giorni per quanto sono golosi!
La nostra giornata lavorativa finisce qui, poi c’è tutto il tempo per una doccia, sistemare le proprie cose e farsi compagnia fino al momento di spegnere la luce (non andiamo a letto con le galline, ma poco ci manca!) Nelle serate di luna piena la strada sterrata accoglie i viandanti, tutto è silenzioso, ma l’erba canta, regalando attimi di pace pura.
Ho detto che mi sembra di essere in un piccolo angolo di paradiso ed è così che mi sento: mi piace avere le giornate occupate in questo modo, ho tutto il tempo di concentrarmi su quello che sto facendo o lasciare scorrere i pensieri e nel tempo libero non devo pensare a quello che ho fatto o devo fare dopo o quando capita non lo vivo come un peso: insomma, il lavoro non occupa il mio tempo libero, le mie notti, non mi segue ovunque io sia. Vivo i ritmi della natura, ritmi lenti per certi aspetti o forse semplicemente naturali e non avvolti dalla frenesia che molto, troppo spesso accompagna le nostre giornate altrove. Sono sicura che questo mio essere in pace con me stessa e quello che mi circonda è anche dato dal fatto che vivrò questa realtà solo per un periodo, a lungo andare forse molte cose mi mancherebbero. Questi giorni però li voglio vivere così, avvolta in quest’atmosfera che a volte mi sembra magica, felice di essere qui, leggera e libera.


















Il paradiso all'improvviso!

A volte credo che nulla accada per caso e ci siano delle coincidenze che mi fanno credere, pensare, sognare che ci sia qualcosa di più grande di noi...  li catalogo a seconda della loro portata e certi li giudico segni del cielo. Il nostro segno è arrivato quella famosa domenica in cui ci siamo trasferite nel Working Hostel: mentre attendavamo su un divano sfatto che qualcuno tornasse alla reception, mi è arrivata la risposta a un’e mail che qualche giorno dopo ci avrebbe portate in un piccolo angolo di paradiso!
In Australia esistono due siti internet a cui ci si può iscrivere: Help-x e Wwoof. Sono molto simili, si iscrivono le persone che hanno bisogno di lavoratori per qualche ora al giorno e in cambio offrono vitto e alloggio e le persone che vogliono vivere quest’esperienza. Questo è un ottimo modo per vivere appieno la realtà australiana, molto spesso infatti si vive in famiglia e si conoscono così usanze e stili di vita. La maggior parte delle volte si lavora in fattorie o aziende fuori dalle città; c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare, le attività sono molto varie, dall’aiuto domestico  a qualche ora di baby-sitting, dal cibare e tenere puliti gli animali alla costruzione di un recinto o un cottage. Non da ultimo, è un ottimo modo per non spendere soldi negli ostelli mentre si cerca lavoro (questo il nostro caso!) E così quella domenica, su quel divano, ho letto la mail e inizialmente ho risposto che avevamo già un posto dove stare, credendo appunto di avere un lavoro per le successive 3-8 settimane. Una volta capito l’andazzo, ho invece chiamato la signora per dirle che eravamo disponibili. Già al telefono è stata gentilissima e ci ha dato ottime dritte su come raggiungere questo posto, ricordandoci che il venerdì prima di Pasqua qui è festa ed è difficile muoversi coi mezzi... e così è infatti... abbiamo cercato di pianificare lo spostamento il venerdì, ma avremmo dovuto fare il giro del mondo per percorrere circa 100 km!!! Così ci siamo convinte che lasciare l’ostello di giovedì fosse la scelta migliore e sotto un sole cocente, alle 13 in punto abbiamo lasciato dietro di noi illusioni e false speranze! Un’ora più tardi giungevamo alla nostra stazione e 2 ore dopo un piccolo pullmino ci ha accolte con tutte le nostre valige. L’autista, gentilissimo, ha fatto una piccola deviazione per portarci esattamente a destinazione: Fawcett Cottages, un posto immerso nel verde dove Margaret ci è venuta incontro, sapendo che alle 5 saremmo arrivate. Abbiamo trascinato le nostre pesanti valige fino alla nostra roulotte, quella che per 15 giorni sarà la nostra casa. Ci siamo rese presentabili (la giornata in viaggio si faceva sentire!) e ci siamo preparate a vivere una vera e propria esperienza, di quelle che ti lasciano qualcosa nel profondo.
Sono ancora avvolta in quest’atmosfera che a volte mi sembra magica...
E credo che quando vi racconterò le nostre giornate qui, capirete il perché!





L'Australia che (forse) non ti aspetti -parte 2-

Eccoci al momento del check-in dunque: due ragazzi abbronzati e con un evidente segno degli occhiali da sole (che sicuramente non deriva da un lavoro all'aria aperta!) prendono i nostri dati: scriviamo nome, cognome e numero del passaporto su un quaderno, scrivono la cifra da pagare e ci chiedono di pagare in contanti, niente carte di credito (???). Ci consegnano poi le cose per fare il letto, un piatto, una ciotola, una tazza, le posate (la pulizia è un optional!) e... un rotolo di carta igienica! 
Arriva quindi il momento di chiedere del lavoro e improvissamente le loro risposte diventano evasive... finché ci dicono che a breve avrebbero preparato la lista di persone che avrebbero lavorato il giorno seguente. Arriva anche il momento della lista scritta a mano e appesa al vetro della reception: solo 6 fortunati (ma lo saranno davvero???) lavoreranno il giorno seguente a raccogliere nocciole. 
Nel frattempo cominciamo a prendere confidenza con il posto e parlare con chi vive qui già da molto tempo; l'ostello era un tempo un ospedale; prima di avere un lavoro stabile di solito passano 2-3 settimane nelle quali si lavora saltuariamente, molto spesso in nero (in questo modo però i giorni per la richiesta del visto per rimanere un secondo anno non vengono conteggiati); inoltre la stagione della raccolta sta finendo quindi anche chi lavora a tempo pieno spesso viene lasciato a casa. Al mattino la sveglia suona presto e 3 pullmini partono dall'ostello per lasciare i ragazzi nelle varie aziende, alla modica cifra di 6 dollari al giorno (ditemi se non è sfruttamento questo! ci sono solo 2 ragazzi con l'auto nell'ostello, tutti gli altri dipendono dal pullmino!) 
Assieme ai due ragazzi turchi a mandare avanti la baracca c'è una signora sulla sessantina, Serena... un chiaro eufemismo!!! Ci viene descritta come una pazza che i primi due giorni ti tratta bene e poi quando le gira, le cose cambiano... la sua voce risuona nei corridoi dell'ostello quando al mattino chiama i ragazzi ritardatari e li tira giù dal letto! Ieri è entrata anche nella nostra camera sbraitando che il freezer andava scongelato...! In giro per l'ostello poi tutta una serie di cartelli scritti a mano dal tono decisamente minatorio: "Pulisci il tuo cesso/casino perché il Grande Fratello ti sta guardando" - "La doccia non può essere più lunga di 10 minuti" - "Ricordati di riconsegnare tutto alla reception altrimenti paghi 2 dollari per ogni oggetto non riconsegnato" - "Stai bene attento quando prenoti perché se cancelli la prenotazione non verrai rimborsato" e via dicendo...
Il livello di pulizia non ve lo descrivo, ve lo lascio immaginare! Pensate che chiudere un occhio non basta e nemmeno chiuderli entrambi, perchè la puzza ti segue ovunque!

Ecco, questa la nostra prima esperienza negativa dall'emisfero australe... credo che questa sia l'Australia che meno ti aspetti, che però esiste e a tutti capita di incontrare... adesso siamo pronte a lasciarci alle spalle questo paesino sperduto tra i campi e speriamo che il prossimo capitolo abbia il profumo dell'autunno, delle foglie che cadono, del latte appena munto... e di una capretta che con il suo belare ci auguri Buona Pasqua!














L'Australia che (forse) non ti aspetti -parte 1-

Sabato mattina appuntamento (ormai fisso!) all'Internet point sotto l'ostello per la ricerca di un lavoro. Un annuncio attira la mia attenzione: raccolta mele a due ore di distanza da Melbourne. Chiamo per avere maggiori informazioni e il tipo dall'altra parte mi sembra affidabile. Cosi' torno all'ostello, parlo con la mia compagna d'avventure e decidiamo di partire il giorno dopo. L'avventura ha inizio quando dopo due ore di paesaggi sconfinati e tanta, tanta natura, arriviamo alla nostra stazione e la porta e' bloccata: inutile ogni tentativo di convincerla ad aprirsi... e quando bene bene siamo arrivate a un'altra porta, ecco che il treno riparte! Scendiamo quindi alla stazione successiva, non molto distante e scopriamo che il treno successivo sarebbe stato 5 ore dopo... il taxi ci e' sembrato una scelta obbligata! Arriviamo quindi in questo Working Hostel (gli ostelli che ti procurano, o almeno dovrebbero, un lavoro): e' sulla strada, questa piccola cittadina e' tutta costruita sulla strada principale, anche abbastanza trafficata, soprattutto da quei camion di dimensioni astronomiche che solitamente noi europei vediamo solo nei film! Alla reception non c'e' nessuno, solo un cartello "torno tra 45 minuti" che avremmo poi scoperto essere sempre li'. Una coppia di ragazzi inglesi e' come noi in attesa, parliamo del piu' e del meno e dopo un po' inizia la prima di tante telefonate per vedere quando qualcuno sarebbe arrivato per il check in. Nel frattempo cerco di parlare con alcuni ragazzi che gironzolano per l'ostello per capire effettivamente quanto dura e' la raccolta della frutta e come funzionano le cose... non ricevo opinioni confortanti, ma ormai siamo qua, disperse nel nulla e non ci sono molte alternative! Dopo 5 ore, all'arrivo di due macchinoni di tutto rispetto, la nostra attesa ha fine... e qui ha inizio un capitolo che speriamo di chiudere al piu' presto, ma nell'attesa cerchiamo di trarre il meglio anche da questa esperienza! Sole, natura e passeggiate qui non mancano e per 4 giorni saranno il nostro pane quotidiano!
(Il tempo all'Internet point sta scadendo, ma la seconda parte arrivera' presto!)


"I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi."