E venne il giorno in cui il capo disse: "E' un lavoro da uomini"

Il mio boss è così, una persona molto pratica che sa fare di tutto. E' abituato a lavorare soprattutto con uomini e ragazzi o con donne tipo la mia collega che sanno fare quasi di tutto. Quindi per lui non esistono distinzioni di sorta... finché non si è trovato davanti la sottoscritta, che lo fa divertire per la poca pratica col mondo meccanico e i motori. Eppure è sempre andato avanti per la sua strada, spiegandomi quello che c'è da fare e di fronte alle mie espressioni a volte un po' perplesse, mi ha dato fiducia. Fu così che imparai a guidare un quad (si, lo so che non è difficile, ma non l'avevo mai fatto!) perché c'era da tagliare l'erba con la falciatrice e nessun altro era al lavoro.
"Hai mai guidato un quad?"
"No!"
"Sai guidare la macchina?"
"Si!"
"Ecco, è già un inizio."
E così mi ha fatto fare un giro di prova con passeggero a bordo, ha attaccato la falciatrice, mi ha insegnato ad accendere il tutto e via a tagliare l'erba!
Ha capito che ho molto spesso la testa tra le nuvole, mi ricorda le cose e ha suo modo si assicura che stia sempre bene. Spesso lo faccio ridere, soprattutto quando fa finta di fare il duro e rispondo a tono, perché so che lo fa solo per scherzare. O come quando sono partita a tagliare l'erba sul mio quad senza accendere la falciatrice. Mica me n'ero accorta! Quando lo vedo venirmi incontro mi chiedo cosa ci sia che non va e lui mi dice: "Magari se accendi il tagliaerba ti riesce meglio!" Quanto abbiamo riso, increduli!

Qualche giorno più tardi, pur sapendo che non ne volevo sapere di imparare a guidare qui, mi ha detto che gli serviva una cosa e che dovevo andarla a prendere con la macchina: "E' esattamente come guidi in Italia: frizione, freno, acceleratore. Solo il cambio è a sinistra invece che a destra. Qua non devi nemmeno preoccuparti di guidare a sinistra, le strade sono larghe e non c'è nessuno. Al massimo ti perdi tra gli ulivi". Ed eccomi a guidare il suo pick-up su e giù per la piantagione. Temo ancora che un giorno mi infili sul trattore senza possibilità di replica!!!

Durante la raccolta noi donzelle abbiamo fatto anche le assistenti meccanici e i meccanici.
Lunedì è iniziata la potatura degli alberi che consiste nel tagliare tutti quei rami al di sotto degli 80cm circa, armati di motosega (e gli alberi sono tantissimi e non è il migliore dei lavori fisicamente parlando!). La mia collega l'ha già fatto lo scorso anno, io avevo invece bisogno di una lezione pratica, dall'accensione dell'attrezzo al suo corretto utilizzo, comprensiva di cose da fare e non fare perché come mi hanno detto più volte "questa potrebbe tagliarti una gamba": ollé!!! Iniziamo così la potatura e dopo un'oretta il nostro capo ha decretato: "Questo è un lavoro da uomini. Ragazze, non ho nulla contro di voi, ma ho bisogno di uomini che siano pratici con la motosega e abbiano esperienza." Per me è stata una grande sorpresa e anche un sollievo: 
è la conferma che con oggi l'esperienza nel "paradiso delle olive" è finita e domenica
 torno là dove c'è vita!!!




3 mesi d'Australia :)

Ninna Nanna, Modena City Ramblers


Sono arrivata esattamente 91 giorni fa. Ogni giorno è stato vissuto intensamente e quel 27 febbraio mi sembra così lontano, quasi che non fossi stata io ad atterrare a Melbourne dopo 22 ore di viaggio, carica di bagagli, stanchezza, sogni e qualche bel timore, ovviamente! Mi sembra lontana anni luce quella prima notte in ostello, in una stanza senza finestre, circondata da ragazze asiatiche con le quali inizialmente è stato difficile comunicare, ma dopo qualche ora già mi avevano dato i primi consigli e ci eravamo scambiate le proprie esperienze. I primi giorni in cui aprivo gli occhi alle 2 di mattina e alle 6 ero la prima a fare colazione e ingannare il tempo connettendomi a Internet, leggendo un libro o sfogliando la Lonely Planet, in attesa che la città e l'ostello si svegliassero. Le prime timide uscite per le strade di Melbourne, mappa alla mano, scoprendone gli angoli nascosti e i luoghi più frequentati. Le prime corse sul tram di una città che è diventata giorno dopo giorno sempre più familiare e che mi ha fatta sentire a casa l'ultima volta che ci sono passata, solo per una notte. Le prime amicizie, alcune solo di passaggio, altre che sono invece rimaste, con la speranza di incontrarsi di nuovo. 
La ricerca del lavoro, la raffica di risposte che seppure con stile comunicavano un altro rifiuto, l'iscrizione via web a tutte le agenzie interinali, newsletters, siti per backpackers e via dicendo, in un vortice di curricula, consigli, speranze e attimi di sconforto. 
La nostalgia di casa e qualche lacrima quando la mia nipotina, assonnata, mi ha vista sullo schermo e mi ha accarezzata. L'ostello che diventa giorno dopo giorno la tua casa in un intrecciarsi di partenze e arrivi e serate in compagnia nella minuscola cucina o sorseggiando del buon vino sul tetto, circondati dalle luci e dai rumori della città. Le gite al mare, tante, per passeggiare sotto il sole, riordinare i pensieri, lasciarsi scompigliare i capelli dal vento e respirare a fondo il profumo della libertà. La voglia di avventura e di avventure che mi ha portata fino qua. Le gite fuori porta e quella sera che rientrata in ostello mi hanno detto che non c'era più posto e non è stato carino trovarsi alle 8 di sera in una città ancora semi-sconosciuta e invasa dai tifosi del Gran Premio, senza sapere dove dormire... e il dio dei viaggiatori che non mi ha lasciata sola e 
non poteva andarmi meglio. 
I preparativi prima della partenza poi, mi sembrano lontani anni luce! La burocrazia, il biglietto, le vaccinazioni, gli aperitivi-pranzi-cene di saluto, il conto alla rovescia, il preparare la valigia (un capitolo a sè!), dubbi e timori, 
la sveglia alle 4 destinazione Malpensa. 

3 mesi d'Australia, 91 giorni, 5 ostelli, 1 roulotte, 1 bungalow, 2 lavori, una decina di città e cittadine visitate, circa 2000 km di ferrovia, strade asfaltate e strade sterrate percorsi, un'infinità di kilometri percorsi a piedi. 

Un sogno che si è avverato.  



Pensieri di fine raccolta


E' ufficiale: dopo una settimana di pronostici sulla fine della raccolta, ieri il nostro manager ha dichiarato: "Domani lavoriamo fino all'ora di pranzo e poi per quest'anno la raccolta è finita!" E così è stato. Iuppi!!! Questa raccolta olive non è iniziata sotto i migliori auspici: il proprietario della tenuta è mancato qualche giorno prima che iniziassimo. Mai dimenticherò il silenzio che è piombato in macchina dopo aver ricevuto la telefonata, noi che fino a qualche istante prima ridevamo allegramente e osservavamo i colori di un tramonto incredibilmente intenso. Le sorti non si sono risollevate nel corso della raccolta: tutto quello che poteva succedere è successo. Dal primo giorno, in cui le olive sono state letteralmente innaffiate d'olio per una perdita (solo la fortuna ha fatto si che anche se non ce ne siamo accorti subito, non ce ne siamo dovuti disfare), ai problemi meccanici che non ci hanno dato tregua nemmeno per un giorno. Qualche giorno fa eravamo contenti perché nonostante la poca frutta sugli alberi, la qualità si è rivelata ottima... poi siamo arrivati in una parte della piantagione dove frutta proprio non ce n'era, così che la quantità d'olio totale è tra le più basse mai registrate. Il tempo è sempre stato dalla nostra parte: giornate di sole che hanno reso piacevole camminare per chilometri tra gli ulivi, tornando a casa con le guance rosse e la pelle dorata. Solo gli ultimi giorni il tempo è cambiato: un giorno siamo stati avvolti da una nuvola di sabbia e vento, il giorno dopo ha piovuto tutto il giorno e siamo tornati a casa inzuppati e infreddoliti, nonostante l'abbigliamento anti-pioggia. Oggi, per l'ultima giornata, di nuovo sole! Abbiamo lavato la mietitrice inzuppandoci di nuovo e poi l'abbiamo parcheggiata in un enorme capannone, dove rimarrà per un anno, fino al prossimo raccolto.



Questa è stata un'esperienza che mai dimenticherò, per tanti motivi: è stato il mio primo vero lavoro all'aria aperta, un lavoro manuale, molto diverso dal lavoro d'ufficio e a contatto con le persone. Ho condiviso le mie giornate con dei locals, avendo la conferma ancora una volta che tutto il mondo è paese e che nei posti piccoli e sperduti, quasi tutti scalpitano per andarsene. Ho capito ancora una volta che per quanto un lavoro sia facile, c'è sempre da imparare e richiede attenzione. La sera spesso la stanchezza fisica mi ha letteralmente travolta e una tazza di caffé-latte è stata la migliore cena che potessi desiderare prima di infilarmi d'obbligo sotto la doccia e crollare a letto; a volte  la vicinanza della mia collega mi ha tolto la proverbiale calma, tanto che l'avrei riempita volentieri di rastrellate! Il mio boss mi ha dato piena fiducia, nonostante gli abbia ripetuto più volte che ero un pesce fuor d'acqua: mi ha messa sul pick-up che non volevo guidare, mi ha insegnato a fare retromarcia con dietro un carrello "perché se sposi un contadino è una cosa che devi saper fare!" ed ho già pronte le referenze: "Donna seria ed affidabile, pronta a diventare la moglie di un agricoltore." Porterò con me colui che in queste settimane ha guidato il trattore, perché ci siamo fatti delle belle chiacchierate, perché probabilmente non ha ancora ben capito perché ho lavorato qui, perché per me ha sempre avuto un occhio di riguardo (qualcuno dice addirittura che si sia innamorato.) 
E come dimenticare il ragazzino ventenne che ha lavorato una settimana si e una no, prima per una tonsillite e poi per i postumi di una sbronza??? 


Ho avuto tanto tempo per pensare qui, pensieri pensati talmente intensamente che a volte mi è sembrato di viverli! Ho ripensato a tanti episodi della mia vita, particolari che non sono andati persi e che ancora suscitano emozioni e sorrisi. L'ho fatto senza malinconia e senza rabbia, a spasso tra i giorni felici dell'infanzia e quelli più nuvolosi di teenager, i tempi dell'università, gli amici, la casa-ostello, le vacanze al mare e via dicendo. Ho pensato al futuro, ai miei progetti, a quello che vorrei fare qui, ma soprattutto a quello che vorrei fare una volta tornata a casa, perché è là che è diretta la mia rotta! 



La prossima settimana iniziamo a potare alcuni degli 80000 alberi della piantagione (auguro alla mia collega di stare tranquilla perché sarò armata di una sega!) e poi sono di nuovo pronta a spiegare le vele, destinazione Adelaide. 

Ho voglia di vita, di confusione, di vedere gente, di fare shopping, di parlare con altri viaggiatori, anche se poi sono quasi certa che mi mancheranno il silenzio, la natura, i ritmi lenti, gli animali... e allora li andrò a cercare, ma in un posto meno sperduto, a place I can call home. 





Squadra raccolta olive: presente


Siamo stati arruolati in quattro per la raccolta delle olive: la mattina partiamo assieme col pick-up e ci dirigiamo verso la piantagione, pronti per una nuova lunga giornata di lavoro. 


Al volante dell'enorme macchinario che scuote i rami c'è un ragazzone di 20 anni; ha finito la scuola e sta facendo il suo anno sabbatico. Ha ancora molta strada da fare, nella vita e nelle buone maniere! E' sempre molto annoiato e anche un po' lunatico, soprattutto al mattino. Poi col passare delle ore un po' si apre e inizia il suo passatempo preferito: stuzzicare la sottoscritta!

Il trattore che ci affianca è guidato da un signore sulla cinquantina, una vita spericolata, a me ricorda tanto uno di quei personaggi usciti da un western o dai peggiori bar di Caracas: lunghi baffi neri, occhi profondi, voce roca e l'immancabile sigaretta. "Se vuoi imparare a spendere tutto il tuo stipendio in scommesse, vai con lui un giorno" mi ha detto il mio boss! Ha 5 figli, di età comprese tra i 26 e i 4 anni, un recente ritiro patente alle spalle e l'obbligo di guidare senza alcool in corpo, tasso 0. Non per questo ha smesso di bere o fumare, è sempre ben fornito di tutto!

Poi c'è la mia collega, colei che mi affianca in quelle lunghe file d'olivi, colei con la quale condivido le mie giornate, in pratica. All'inizio la sua lingua era per me indecifrabile, col passare dei giorni la situazione è migliorata, ma tuttora si trova a fare del lunghi monologhi dai quali catturo qualche parola qua e là che non è sufficiente a seguire il filo del discorso. Poco importa se perdo il conto dei suoi figli, ma quando mi dice qualcosa di relativo al lavoro, le cose cambiano!!! I suoi discorsi sono abbondantemente conditi da "fucking" e "bloody". Nel taschino della giacca un pacchetto di sigarette da 40 (si, 40!!! non ho mai visto pacchetti così grandi, ma qua ci sono anche da 50!). L'unico accenno di femminilità rimasta è nei colpi di sole, ormai da rifare. Anche lei ha una vita vissuta alla spalle e lo si vede guardandola in viso. 


Infine la sottoscritta, quella che ne sa meno di tutti della vita agricola, della raccolta olive, dei problemi meccanici che giorno dopo giorno fermano il nostro lavoro; quella con un vocabolario inglese da officina ancora molto ristretto, ma che giorno dopo giorno si fa più ricco, poiché sono stata arruolata anche come aiuto meccanico. Mi sento un pesce fuor d'acqua a volte qui! Non mi sono ancora abituata a vivere lontana da tutto e dopo due anni passati in una città dove i supermercati sono aperti 7 giorni su 7 fino alle 11 di sera, mi viene difficile fare la spesa per una settimana! Quando i miei colleghi parlano assieme sembra facciano a gara a chi smozzica di più le parole: i primi giorni mi sforzavo di capire, ma adesso cambio canale e se capto che hanno detto qualcosa che può riguardare anche me, chiedo ragguagli. 


Alla fabbrica per la produzione dell'olio lavorano invece due ragazzi di 20 anni, anche loro nell'anno sabbatico: fanno la metà di quel che gli si chiede e mal sopportano di prendere ordini da noi donne! 

Nonostante queste differenze, ci siamo amalgamati bene e lavoriamo bene assieme; quelle lunghe file di ulivi ci rubano spesso qualche risata e questo è un toccasana per sopportare la stanchezza e la noia che ogni spesso ci assalgono!

Live from the outback!

L'outback sono tutte quelle zone dell'Australia vaste, remote, aride e lontane dalle città. Direi che il luogo che mi circonda 
corrisponde alla definizione, anche se sicuramente ci sono zone ancora più remote, isolate, aride... viviamo tra due deserti, in una zona assolutamente pianeggiante. Lo sguardo si perde fino a raggiungere l'orizzonte tutto attorno, un orizzonte fatto di vegetazione, strade di terra rossa e 
qualche traccia della presenza umana, timida e discreta. Un incontro perfetto tra cielo e terra, un cielo che sembra vicino. Un orizzonte dai colori vivi, intensi, che mutano col passare delle ore: l'alba sorge timida, spesso avvolta dalla nebbia, ha le tinte color pastello, il sole stende piano i suoi raggi e la natura si sveglia. Il tramonto ha dei toni molto più decisi, infinite sono le gradazioni che si possono osservare, su un paesaggio che molto spesso sembra un acquarello. E la notte? Una distesa infinita, infinita, di stelle che brillano nel cielo buio, la via Lattea che l'attraversa.
Il silenzio è... immenso. A rompere la tranquillità notturna solo le nostre chiacchiere di fine giornata, quando la luna ci viene a prende sotto gli ulivi e ci mette a dormire. 
Si può camminare per ore incontrando solo canguri, volpi, conigli, serpenti, uccelli di ogni specie, varietà e colore, greggi di pecore, cavalli. Ogni tanto sulla strada si vede passare un tir, ma il rumore lo si può a malapena sentire. Gli aerei con le loro scie sono lontani e nemmeno loro riescono a diturbare la quiete di questo posto. 
Qui si respira il profumo della libertà, una libertà fatta anche di piccole cose, come l'uscire di casa senza doversi portare nulla appresso e senza nemmeno doversi preoccupare di chiudere porte e finestre. La libertà di giornate vissute senza orari e senza limiti, giornate passate a osservare il sole compiere il suo tragitto mentre si stendono i panni, si dà da mangiare al micio nella stalla, si passeggia col cane, si accarezzano i cavalli, si fanno due chiacchiere, si scatta una foto. Respiro, respiro, respiro... respiro la spensieratezza di giornate leggere, respiro l'immensità di una natura ancora intatta, respiro aria pulita e fresca. 
Respiro anche la solitudine, perché anche quella, nell'outback, sa essere infinita. 







Piccoli segreti

"I have a secret thing for brown eyes. Not that Toby doesn't have great eyes - he does, the piercing blue I imagine they mean in Mills&Boon romances, and I know they're attractive, in a dazzling sort of way. But I found I can never really look into them for long. 
I can't sink into them the way you can with dark eyes. 
They seem to reflect me off their surface, somehow, like sun on glass."

My vintage summer,  J. Elmor



"Ho un segreto che riguarda gli occhi scuri. Non che Toby non abbia dei begli occhi - li ha, quel blu penetrante che credo intendano nei romanzi di Mills&Boon, e so che sono attraenti, abbaglianti in qualche modo. Ma trovo che non posso guardarli profondamente a lungo. Non posso sprofondarci dentro nel modo in cui posso fare con gli occhi scuri. Sembrano riflettermi sulla loro superficie, in qualche modo, come il sole sul vetro."



Professione: rastrellatrice

 La sveglia suona, ancora qualche minuto al caldo sotto la trapunta e poi via, pronta a cominciare una nuova giornata. Apro le tende e vedo il sole che lentamente si stropiccia e sale, mentre sgranocchio pane tostato e marmellata e bevo il mio caffelatte. Uno dei primi giorni 3 canguri sono arrivati fin sotto alla mia finestra a darmi il buongiorno, 
sto ancora aspettando che ritornino. 

Ore 8 ci ritroviamo tutti a timbrare il cartellino, che verrà ritimbrato 10-11-12-13 ore dopo, dipende dai giorni. Ancora avvolti nel sonno condividiamo le impressioni sulla giornata che sarà, principalmente sul tempo che ci aspetterà: i 24 gradi e le maniche corte di questi giorni, il freddo polare della settimana scorsa o la pioggia scrosciante sotto la quale ci dobbiamo fermare e battere in ritirata? 
La squadra della raccolta olive è composta da quattro persone e dal nostro datore di lavoro che ci raggiunge spesso per controllare che tutto vada bene o per sostituire qualcuno di noi, all'occorrenza. 



Il lavoro funziona più o meno così: un'enorme macchina si muove e scrolla i rami degli ulivi, una fila dopo l'altra; un trattore ci affianca e raccoglie tutte le olive nel cassone e quando il cassone è pieno va alla fabbrica dove le olive vengono processate e si trasformano nella  "bevanda degli dei". 




Il mio contributo alla raccolta consiste nel seguire la macchina e rastrellare le foglie e i rami che cadono dagli alberi, affiancata dalla mia collega. Di solito al mattino camminiamo, mentre verso 
sera ci sediamo, cercando una posizione il più possibile comoda per evitare dolori vari alla schiena e al collo, che inevitabilmente insorgono dopo una giornata intera a rastrellare. Siamo costantemenete avvolte dalla polvere che scende dagli alberi e si infila ovunque e dal rumore continuo di tutte le parti che si muovono. A volte incontriamo degli alberi con pochi rami ma molte olive e sembra di essere sotto il fuoco nemico: olive da tutte le parti che ci colpiscono come proiettili!!! 

Da dietro abbiamo una visione completa della macchina, cosa che non ha chi la guida e così all'occorrenza diamo indicazioni, ci improvvisiamo meccanici, comunichiamo i vari problemi che insorgono. Ogni giorno purtroppo c'è qualcosa che non va: questo ci costringe a delle lunghe soste in attesa che tutto venga sistemato. I problemi sono presenti soprattutto dalla mia parte, oggi ho detto al mio capo che lo so che prima o poi mi manderà a casa e lui mi ha detto che no, mi tiene qua ma non mi paga!!! 


Il passatempo preferito nei momenti d'attesa è ovviamente tirarsi le olive o cercare di fare canestro in qualche punto particolare, impegnati in sfide che durano anche alcuni giorni. La sera siamo solitamente stanchi al 100%, al chiar di luna ci trasciniamo fino alle nostre piccole casette e non resta molto da fare: una lunga doccia perché ce n'è decisamente bisogno, la cena, una mezzora di yoga per rilassare i muscoli e far tornare leggere le gambe e poi è già ora di spegnere la luce. 


Olivaylle, il paradiso delle olive

Vi scrivo in diretta dal "paradiso delle olive", dopo qualche giorno di assenza perché nonostante la giovane età (eh eh!!!) la stanchezza si è fatta sentire! Sono arrivata da una decina di giorni dopo un viaggio di sette ore da Melbourne: due ore di treno, partito rigorosamente all'alba, e cinque di pullman... il pullman della speranza, viste le persone incontrate! Per fortuna a farmi compagnia un simpatico signore cinese con il quale ci siamo fatti due risate e siamo rimasti in contatto, mi aspetta ad Adelaide se passo per di lì! Sono scesa nella ridente località di Kaniva, pioveva e faceva anche freddo; sono entrata dal benzinaio e ho chiesto dove fosse il centro città. Una signora gentilissima mi ha detto di procedere per qualche metro, perchè il centro iniziava proprio lì. Cinque minuti più tardi mi sono resa conto di quante risate deve essersi fatta alla mie spalle, vista la minuscola cittadina in cui mi trovavo (da noi sarebbe un paese)!!! Ho chiamato il mio datore di lavoro e mentre lo aspettavo sono andata al supermercato e in farmacia. Un'altra gentilissima signora mi ha guardato i bagagli mentre girovagavo e poi abbiamo fatto due chiacchiere. Altre risate: "Qual'è la città più vicina?" "Adelaide, 385 km" e qui vi lascio immaginare la mia faccia!!! Nel frattempo alcuni locals di passaggio hanno notato la presenza straniera e ingombrante (eh già, la mia valigia rossa non passa inosservata!) e si sono premurati di chiedermi se qualcuno mi veniva a prendere e avevo un posto dove stare, cosa che ho davvero apprezzato.
Ed ecco che all'ora concordata arriva il mio boss e subito mi sta simpatico! Ce la chiacchieriamo lungo tutta la strada (sterrata) che è davvero lunga! 65 km per arrivare in questo piccolo paradiso, dove però credo non riuscirei a vivere, così lontano da ogni cosa e forma di vita (se escludiamo le varietà di animali che vivono nei paraggi). 
Ve lo immaginate? 65 km per andare a fare la spesa, andare dal parrucchiere, 
andare a scuola... e ritorno! 
Questa è l'Australia più vera mi dicono tutti e a distanza di qualche giorno vi dico che ha sicuramente il suo fascino: la natura è sconfinata, ci sono distese senza fine, si può camminare per kilometri sulle strade di terra rossa incontrando solo qualche canguro saltellante, qualche cavallo, uccelli a volontà. Qua per la prima volta ho ascoltato il silenzio: soprattutto quando scende la notte c'è una pace senza fine, solo il cielo stellato e la luna che illumina la strada, ma anche il buio è immenso. Credo di non avere visto mai tante stelle in vita mia!
Qui, qualche anno fa, una famiglia di origini messicane, ha piantato una vasta coltivazione d'olive e qua vivrò per un mese o giù di lì. La coltivazione di olive è per me immensa, ma mi dicono che un tempo fosse molto più grande. La raccolta purtroppo non è iniziata sotto i migliori auspici: a qualche giorno dall'inizio, il fondatore è mancato... noi lo stavamo già aspettando qui, con le sue storie, l'amore per questo posto, le sue cavalcate e il suo essere ancora un bambino, come mi hanno raccontato.
Questo è il posto in cui mi trovo adesso:
http://www.olivaylleaustralia.com.au/index.html

E queste sono alcune delle foto che ho scattato nelle mie luuuuuuuunghe passeggiate.
                                       









"I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi."